L’opzione smart working sembra ormai avere convinto molte aziende.
Dopo le obbligate restrizioni dovute alla pandemia, almeno su alcune questioni strettamente connesse - come il contenimento dei costi e delle spese gestionali -, pare infatti che il nuovo e temuto approccio lavorativo possa avere anche i propri vantaggi, da tramutare in opportunità.
Le reazioni del mondo istituzionale ed economico rispetto al graduale rientro dei dipendenti di Unicredit nella sede principale milanese in qualche modo lo confermano.
Se il sindaco di Milano Giuseppe Sala invita alla cautela e all’implementazione di questa forma lavorativa in una strategia complessiva e ragionata, vero è che Massimo Bottelli - a capo di Assolombarda per i settori Lavoro, Welfare e Capitale Umano -, fa intendere che lo smartworking di fatto è stato una sorta di scoperta per molte imprese, magari da ripetere, senza troppi inghippi normativi, come esperienza di lavoro anche per il prossimo futuro.
Non a caso, se ci si sposta in qualunque regione dello Stivale, numerose sono state le esperienze lavorative positive sperimentate durante il lockdown, ma anche a prescindere da questo.
L’approccio alla digitalizzazione di “Abinsula” ne è una lampante prova. La start-up sassarese - esportata anche a Torino -, specializzata, tra le altre cose, in software per la sanità elettronica e per la gestione di interventi agronomici di precisione, non si è trovata infatti inerme rispetto alle direttive del governo. Anzi, “Abinsula” ha ritrovato proprio nello smart working il proprio punto di forza, grazie anche all’utilizzo di strumenti di interazione e teleconferenza come “Google Meet”, ma anche “Zoom”, “Skype” e “Microsoft Teams”.
Un modo di lavorare di certo affine soprattutto alle imprese già operative nell’online, che di fatto ne ha amplificato vantaggi e svantaggi.
Molti, a questo proposito, sono i settori che non si sono fermati di fronte all’emergenza globale.
La volata dell’e-commerce, dalle grandi aziende con personale già predisposto al lavoro online ai piccoli imprenditori, anche locali, ha fatto registrare infatti picchi di incremento di oltre 100 punti percentuali nell’ultimo periodo, tra salute e comparto alimentare in particolare.
Lo stesso vale per quei lavoratori o imprenditori già avvezzi al lavoro telematico e all’automazione, anche nei campi della cultura e dell’intrattenimento.
Ne sono un esempio, in ambito editoriale, i giornalisti o i freelance, ma anche le professionalità del mondo librario, dai correttori di bozze agli editor, fino ai grafici.
Dal lato dell’intrattenimento, molti servizi hanno continuato a funzionare, pur con diverse modalità, anche in piena crisi, come i centralini inbound per l’assistenza sui servizi telefonici o televisivi, oggetto delle numerose richieste degli utenti.
Alla stessa maniera, chi si occupa di recensire prodotti oppure servizi di entertainment e chi lavora per i migliori siti scommesse, (recensori, tecnici, addetti ai siti di comparazione) non si è mai fermato. Quest’ultimo settore in particolare - rispondendo alle richieste degli appassionati, privati della gran parte dei maggiori eventi sportivi e dunque anche delle sale fisiche - ha avuto ed ha il vantaggio di operare, online e da qualunque parte del globo, in un campo senza frontiere e confini, come quello dello sport in primis, tra campionati mondiali e internazionali.
La flessibilità è dunque un vantaggio essenziale di questa forma di occupazione, sia per quanto riguarda i tempi che i luoghi di lavoro, così come anche il risparmio aziendale e un ritorno, di rimando, verso la questione ambientale, con una riduzione di inquinamento da carburanti, utili allo spostamento.
Vero è che, di contro, lo smart working potrebbe suggerire - soprattutto per chi ha sempre lavorato in sede - un atteggiamento di rilassatezza domestica, oltre che un minor controllo sull’operato.
Tuttavia, tra impiegati e imprese, cresce l’attenzione, anche governativa, sui cosiddetti lavori “remotizzabili”.